Niccolò il dottore sembrava il vincitore predestinato di MasterChef 13, con l’apprezzamento dei tre giudici, degli altri concorrenti aspiranti chef e dei numerosissimi followers di MasterChef Italia. Ma come sappiamo non è andata così! La nostra intervista a Niccolò Califano: chiediamo di tutto, della Finale e di Eleonora. Si di Eleonora!! – Un articolo La Terra del Gusto blog magazine
articolo aggiornato il 22 novembre 2024
Niccolò Califano subito dopo l’eliminazione da MasterChef Italia 13 si è mostrato in lacrime sui social. Raccontandosi con un video aggiunto tra le sue story ha mostrato tutto il dispiacere con una battuta: Kassandrando. Un chiaro riferimento è alla ex concorrente Kassandra Galindo Rodriguez, eliminata in precedenza.
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26 anni, nato e cresciuto in Germania a 5 anni di età, Niccolò si trasferisce in Emilia Romagna, a Ravenna, con la mamma e i suoi due fratelli in seguito della separazione dei genitori. Si laurea a pieni voti in medicina. Ama definirsi un ragazzo molto razionale e introspettivo, animato spesso da una forte vena artistica alla quale deve dare sfogo.
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La nostra intervista a Niccolò Califano – MasterChef 13
“Kassandrando”: Ciao Niccolo’ avevi conquistato tantissimi followers, e anche noi, in trasmissione, poi sui social ti sei completamente aperto e ci hai dato il colpo di grazia! Ci racconti le emozioni dopo il “verdetto” dei giudici?
Dopo il verdetto dei giudici posso spiegarlo in due modi: visto da casa e quando ero lì di persona. Sapevo che il mio piatto non raggiungeva a pieno i requisiti della prova. In quel momento mi aspettavo l’eliminazione ma il mio cervello non l’aveva ancora metabolizzata perciò ho preferito ridere che piangere, quasi come reazione di difesa. Da casa sono scoppiato, sarà stata la colonna sonora, vedere Eleonora di fianco a me che piangeva, il concentrato di emozioni…non lo so. So solo che mi è scesa la lacrima perché ho realizzato quanto mi sia dispiaciuto non arrivare in finale ma allo stesso tempo quanto ero felice di aver fatto questa esperienza. Lì per lì ho pensato di aver vinto io quindi me ne sono infischiato di chi potesse vincere.
“Niccolò, sei il medico che tutti vorremmo” (cit.), a questo punto nel tuo futuro il camice o il grembiule?
Questa è la domanda che mi fanno tutti. Non mi sento né uno chef nè un medico. Non mi sento bene quando mi si etichetta. Il senso della mia vita è uscire fuori dagli schemi, che in questo caso possono essere un camice o un grembiule… entrambi mi stanno stretti! Preferisco stare nudo…
Cucinare in una cucina tristellata, con un qualificato sous chef che ti segue e consiglia, una esperienza per pochi. Racconta
Era la prima volta che assaggiavo un piatto stellato nella mia vita e devo dire che il mio palato è rimasto colpito. Sicuramente è stata una prova che ha dato meno spazio alla mia fantasia dovendo replicare per filo e per segno un piatto di uno chef stellato. Allo stesso tempo sicuramente è stata una prova che mi ha ispirato e aperto la mente. E questo secondo me è emblematico di quanto a volte copiare dai migliore significhi in realtà farsi ispirare per la tua idea successiva. Sono grato di aver conosciuto Mauro Uliassi, sicuramente andrò al suo ristorante prima di morire…spero!
Un percorso con piatti di alto livello e altri, pochi, inferiori. Tanta ironia e a volte malinconia, come nell’ultima preparazione: Semplicità del Cactus! Forse in quel momento non temevi ma speravi nell’eliminazione?
No, non speravo nell’eliminazione. Per quanto riguarda i miei piatti, ogni volta che mi chiamavano tra i migliori, anche se da fuori non si vedeva, il mio cuore sussultava. Non credevo di essere così bravo. L’altro giorno ero un fuorisede che si faceva la pasta in bianco col tonno in scatola e il giorno dopo preparo il cervo d’oro e chef Cannavacciuolo mi dice che è un piatto che esplode. Mi è mancato il passaggio intermedio. Tutt’ora non mi sento così bravo (questo forse è un pò il mio pessimismo), ma se sono arrivato a MasterChef è anche grazie al mio pessimismo che ritengo funzionale per raggiungere la perfezione nelle cose…non solo nei piatti.
“Semplicità del cactus” è un’esclamazione che secondo me in maniera ironica ci fa rendere conto che le cose più semplici in realtà sono quelle più complesse….frase detta e ridetta, ma sempre vera.
Giovedì come ti sei “gustato” la finale su Sky?
Mi sono guardato la Finale cucinando per mia mamma, la sua migliore amica e il mio professore di filosofia del liceo, che è stato un maestro per me e ha seguito tutto il mio percorso. Una figura importantissima nella mia vita, che mi ha dato tantissimo e con cui adesso mi devo sdebitare col cibo. Ho preparato un menù di pesce prima di goderci la Finale tutti insieme.
Chi coinvolgerai nei tuoi progetti in cucina tra gli altri aspiranti chef?
Prima di tutto spero di essere il primo a coinvolgersi nei miei progetti. Nessuno sa mai la mia prossima mossa. A volte mi sento estraneo pure a me stesso… Dopo questo breve ragionamento da “disagiato” spero di coinvolgere naturalmente l’altra “disagiata” di questa edizione, Eleonora. E tutti gli altri concorrenti con cui ho legato di più: Sara, Andrea, Alberto, Lorenzo, Antonio e anche Michela dai!. So che è difficile perché proveniamo tutti da zone diverse e ognuno farà un percorso diverso, però nel mio cuore mi auguro sempre di poterli rincontrare.
Niccolò ci ha raccontato tutto ma veramente tutto? Vedremo! E poi con Eleonora “cosa bolle in pentola”? Non abbiate paura lo scopriremo e credeteci, moto presto.
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